Regime dei minimi. Conviene?


Regime dei minimi: come è evoluto nel tempo? Conviene?

Il regime dei minimi è stato introdotto in Italia nel 2011 e da allora diversi cambiamenti lo hanno interessato.

Già nel 2015 alcune modifiche erano state applicate, tanto da cambiare anche la denominazione, introducendo quello che è stato definito “regime forfetario”.

Dal 2016 quest'ultimo è diventato il regime da scegliere da parte di quanti si accingevano ad intraprendere una nuova attività ed erano in possesso dei requisiti richiesti.

Ovviamente, anche coloro che avevano un'attività già avviata potevano decidere di accedere a questo regime, con un conseguente notevole risparmio sulle tasse da pagare annualmente.

La legge dice che nel regime possono entrare in linea generica tutte le persone fisiche esercenti un’attività d’impresa e di arte oppure una professione.

Le prime ad essere escluse sono dunque le società di persone e di capitali.

Tuttavia, delle specifiche restrizioni riducono ulteriormente il campo, fissando dei requisiti senza i quali non è possibile accedere all'agevolazione.

Tre erano gli elementi che fino alla fine dello scorso anno venivano valutati per capire se vi era o meno la possibilità per il titolare di partita iva di rientrare nel regime forfettario.

Parlo delle spese effettuate annualmente per pagare dei lavoratori dipendenti, del limite dei ricavi e dei compensi e della spesa complessiva effettuata per l'acquisto di beni ammortizzabili.

Nello specifico, si stabiliva che un titolare di partita iva che volesse appartenere al regime forfettario non avrebbe potuto assumere lavoratori dipendenti se non rientrando nel tetto massimo di 5000 euro, che non potevano essere superati.

Allo stesso modo non si potevano acquistare beni ammortizzabili per un valore superiore a 20000 euro e infine il limite dei ricavi e dei compensi era stabilito in base al tipo di attività esercitata e oscillava dunque tra i 25.000 e i 50.000 euro.

Quali sono le novità del regime forfettario a partire dal 2019?

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Ad apportare le modifiche in questione è stata la legge n. 145/2018, la quale stabilisce che, per chi aveva già un'attività avviata nello scorso anno, i parametri da prendere in considerazione saranno quelli reddituali del 2018.

Nel caso in cui l’attività fosse stata avviata dopo il primo gennaio 2019, si andranno invece a presumere i suddetti dati.

Ma quali sono i nuovi limiti stabiliti dalla legge 145?

Uno degli aspetti più interessanti agli occhi dei professionisti, siano essi avvocati, commercialisti, geometri o comunque titolari di studi ed uffici, era la possibilità di assumere dei dipendenti senza avere più un tetto massimo di spesa per pagarli.

Tale limite è stato infatti definitivamente abrogato.

Allo steso modo si è voluta lasciare maggiore libertà nell'acquisto dei beni strumentali, eliminando anche in questo senso la soglia massima di spesa.

Quel che rimane rispetto al vecchio regime forfettario è il limite sui ricavi e compensi, che è stato però completamente modificato.

Se prima infatti esisteva un range e la soglia variava in base al tipo di attività svolta, ora si parla di 65.000 euro per tutti i professionisti in possesso di partita iva.

Ma come funziona nella pratica l'eventuale fuoriuscita dal regime forfettario?

In linea di massima, nell'anno in corso non ci si deve troppo preoccupare, perché la legge stabilisce che nel caso di superamento delle soglie minime la fuoriuscita non è immediata ma viene valutata nell'anno seguente.

In pratica se nel 2019 un avvocato si trova a superare i 65.000 euro di ricavi, nel 2020 sarà automaticamente estromesso dal regime forfettario.

La convenienza per il professionista: quali vantaggi per chi rientra in questo regime agevolato?

Regime dei minimi: quando conviene?

Senza dubbio il regime agevolato previsto dalla nuova flat tax presenta dei vantaggi per la maggior parte dei professionisti, anche se la valutazione andrebbe effettuata di caso in caso, sulla base dei singoli parametri.

Professionisti iscritti agli ordini, con o senza una cassa propria, imprese familiari ed individuali, artigiani, commercianti e lavoratori autonomi.

I vantaggi si individuano in due ordine di fattori.

Da una parte vi è la minore tassazione, dall'altra vi è il minor numero di adempimenti ai quali, a livello fiscale, i singoli soggetti devono sottostare.

Ma vediamo il tutto nel dettaglio e cerchiamo di capire perché un professionista che non ha ricavi superiori ai 65.000 euro dovrebbe decidere di entrare in questo regime.

Partiamo dagli adempimenti:

Il primo esonero importante è quello che riguarda la tenuta delle scritture contabili, a cui si aggiunge la non necessità di comunicare all'agenzia delle entrate le operazioni effettuate nell'ambito della black list.

Non si deve tenere il registro dei beni ammortizzabili ma soprattutto si è esonerati dall'obbligo di emissione di fattura elettronica nei confronti dei clienti che possiedono partita iva.

Le sole prestazioni soggette a fatturazione elettronica restano, come nel vecchio regime forfettario, quelle effettuate verso la pubblica amministrazione.

Infine, il titolare di partita iva che aderisce alla nuova flat tax non si qualifica come sostituto d'imposta nei confronti dei suoi collaboratori ed è quindi esonerato dagli obblighi connessi a tale figura.

Veniamo ora a quelli che sono i vantaggi a livello di risparmio economico:

Per prima cosa occorre dire che i professionisti in questione sono totalmente esonerati dall'applicazione dell'IVA.

L'imposta sul valore aggiunto, dunque, non viene addebitata ai clienti e questo implica la possibilità di abbassare i prezzi finali.

I ricavi non sono assoggettati a ritenuta d'acconto da parte del sostituto d'imposta, ma soprattutto vi è l'esonero dall'IRAP.

Ma il vero vantaggio del regime forfettario sta nell'imposta sostitutiva, che viene ridotta dal 15 al 5 per cento.

Detto questo, è ovvio che vi sia anche il rovescio della medaglia ed è per questo che, come abbiamo già detto, è bene che la valutazione venga fatta caso per caso, considerando proprio che un ruolo importante gioca l'equilibrio tra i ricavi e i costi.

Cosa cambierà con l’introduzione della flat tax?

Certamente quel che bisogna considerare riguardo alla flat tax è che la stessa, non prevedendo l'applicazione dell'IVA impedisce anche al professionista di detrarre quest'ultima.

Ciò significa che se ad esempio la spesa annuale per l'acquisto di beni o servizi è molto elevata, l'impossibilità di detrarre l'IVA va a discapito dell'imprenditore / professionista e viceversa nel caso contrario.

Ma andiamo dunque ad analizzare nel dettaglio tutto questo, cercando di capire perché un professionista, pur rientrando nei parametri fissati dalla flat tax potrebbe anche decidere di rinunciarvi.

LEGGI ANCHE: Flat tax: come accedere al regime forfettario

Perché la flat tax, a volte, potrebbe non essere conveniente?

Abbiamo già fatto l'esempio del professionista o imprenditore che compie molti acquisti nel corso dell'anno ma che non può detrarre l'IVA perché la Flat Tax prevede l'esonero totale da quest'ultima.

Egli dovrà dunque valutare se sia effettivamente conveniente per le sue tasche aderire al regime agevolato.

Altro caso interessante è quello di un professionista, quale può essere un avvocato che ha avviato la sua attività da pochi anni – comunque, più di 5.

Chi lavora da meno di cinque anni infatti non paga il 15 ma il 5 per cento ed ha quindi un'agevolazione in più, mentre chi è già al sesto anno di attività e va a pagare il 15 per cento deve sapere che la flat tax potrebbe andare a suo svantaggio, soprattutto se il soggetto in questione ha una famiglia e magari anche uno o più figli.

Perché?

La questione è molto semplice.

Le detrazioni per i familiari a carico, infatti, non possono essere applicate in sede di dichiarazione dei redditi.

Questo potrebbe comportare uno svantaggio non di poco conto nel calcolo finale dell'IRPEF da pagare.

Perché tra le detrazioni IRPEF che non spettano ai professionisti che aderiscono alla flat tax non sono solo quelle relative ai familiari a carico, ma anche quelle inerenti le spese personali come ad esempio un mutuo per la prima casa, eventuali lavori di ristrutturazione e soprattutto le spese sanitarie.

Infatti la flat tax esclude la possibilità di detrarre in dichiarazione dei redditi le spese sostenute per le visite mediche, le analisi cliniche e l'acquisto dei medicinali.

Altra condizione da valutare è quella dell'eventuale sussistenza di una seconda forma di reddito associata a quello derivante dall'attività professionale.

In questo caso, sempre presupponendo che si abbiano poche detrazioni da inserire, il regime forfettario potrebbe risultare conveniente al professionista perché lo sottoporrebbe ad una tassazione senz'altro più bassa rispetto al regime ordinario.

La valutazione circa la possibile convenienza è opportuno che venga effettuata insieme al commercialista, così da avere la certezza di mettere sul piatto della bilancia tutti i parametri necessari alla valutazione.

Il primo accesso al regime forfettario: come aderire alla flat tax nel momento in cui si apre partita iva

L'adesione alla flat tax è bene che venga comunicata contestualmente all'apertura della partita iva.

Questo ovviamente se l'attività che si sta per intraprendere è una di quelle che non sono esplicitamente escluse dal regime.

La comunicazione permette di accedere alle agevolazioni previste per i primi cinque anni di attività, con una tassazione minima davvero conveniente perché pari al 5%.

Una volta passati questi cinque anni la tassazione scatta al 15% ed è in questo momento che occorre rivalutare la convenienza, sempre insieme al professionista che si occupa della tenuta della contabilità.

Questo servirà a capire, anche in base all'andamento dell'attività nel corso degli anni, se può essere o meno vantaggioso restare in questo regime o se potrebbe essere più conveniente uscirne.

Del resto, dopo cinque anni non è difficile capire se il bilancio della propria attività sembra soffrire o meno della mancanza di determinate detrazioni fiscali.

Bisogna sottolineare anche che se al momento dell'apertura non si è fermamente convinti di voler entrare nel regime e si preferisce invece valutare prima l'andamento per qualche mese, è possibile farlo, per poi comunicare l'adesione all'Agenzia delle Entrate in un secondo momento.

Per le pratiche si può delegare direttamente il proprio commercialista, che provvederà ad effettuare il tutto per via telematica.

In alternativa, si può scegliere di gestirle in autonomia, compilando e consegnando direttamente agli uffici dell'Agenzia delle Entrate gli appositi modelli predisposti per tale scopo.

Il calcolo dei ricavi verrà effettuato secondo il principio di cassa e ciò significa che il professionista vedrà calcolato esclusivamente quanto effettivamente percepito.

Ogni attività, alla quale è associato un codice ATECO, ha un suo coefficiente di redditività, che viene per l'appunto applicato ai ricavi effettivi per andare ad ottenere il reddito imponibile, cioè quello sul quale verranno calcolate le imposte da pagare per l'anno in questione.

Dopo l'ingresso nel regime forfettario il professionista o imprenditore dovrà tenere bene a mente gli obblighi specifici che lo interessano e ai quali non può sottrarsi.

La legge prevede nello specifico che anche chi rientra nel forfettario, in quanto libero professionista, debba conservare a norma le proprie fatture attive e passive.

Questo significa che le stesse, appositamente numerate in modo consequenziale, debbono essere stampate e tenute in appositi raccoglitori, anno per anno.

Sebbene infatti non vi sia l'obbligo di tenuta della contabilità vera e propria, le fatture sono fondamentali e devono contenere l'apposita voce in cui si spiega che la prestazione in questione è da considerarsi esclusa dall'iva.

Dovranno essere incluse altresì le voci inerenti la percentuale legata ai contributi previdenziali, che dovrà essere addebitata al cliente.

Questo in caso di appartenenza del professionista a delle specifiche casse, come quelle dei medici ad esempio, dei commercialisti o degli avvocati.

Detto ciò, dovresti aver capito dopo la lettura di questo approfondimento, almeno a grandi linee, come funziona il regime forfettario e come la flat tax lo abbia modificato.

Matteo Migliore - Fondatore di LEGALDESK

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